mercoledì 11 aprile 2012

IL GOLPE SILENZIOSO

Oggi inizierà al Senato la quarta e ultima lettura della riforma Costituzionale per inserire il pareggio di bilancio nella carta fondamentale dell'Italia. Nessuno ne parla e chi lo fa, come Floris a Ballarò ieri sera, da voce solo ai liberisti filo Monti.

Perchè parlo di golpe? perché stravolge, sembra impossibile ma è così, da solo l'intero senso di tutti i principi fondamentali della costituzione. In pratica, nonostante si ciancia di proroghe in cui si potrà sforare, lo Stato rinuncerà a fare lo Stato.
Non potendo più fare interventi in deficit non potrà più spendere per creare occupazione o alleviare le pene dei suoi cittadini meno abbienti.

Il PD non solo si presta a questa porcata ma la avalla e in pieno silenzio, per onestà va detto che almeno Vincenzo Vita da me interpellato si è dichiarato contrarissimo, ma a quanto sembra è l'unico.

L'abbandono del partito di Bersani da quella parte di elettorato che l'ha sempre sostenuto va avanti a pieno ritmo non riuscendo a capire che a destra i partiti ci sono già, Veltroni, e tutti gli ex democristiani stanno portando alla rovina Bersani e l'intera sinistra italiana.

mercoledì 4 aprile 2012

Dal Manifesto del 04-04-2012


La tempesta è tornata di Francesco Piccioni




Ci sono investitori che quando sentono le autorità assumere toni tranquillizzanti cominciano a preoccuparsi seriamente. E difficilmente siamo stati così sommersi da frasi rassicuranti co- me in queste settimane. L’ultima in ordine di tempo è stata ieri Christine Lagarde, direttrice di quel Fondo monetario internazionale che non è fin qui riuscita a convincere i paesi Brics a mettere più soldi per l’eventuale «salvataggio» dell’Europa: «vediamo segnali di disgelo in Europa, con alcuni segni incoraggianti di stabilizzazione della finanza».

Nemmeno a farlo apposta, nelle stesse ore si è venuto a sapere che Moody’s, una delle tre sorelle che dettano legge nel rating, sarebbe in procinto di annunciare – entro metà maggio – un abbassamento del «voto» per le 17 maggiori banche americane. «Nanerottoli» come Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, Jp Morgan Chase e Morgan Stanley starebbero per subire declassamenti di due o tre «notch» (gradini). Standard&Poor’s se l’è invece presa con le banche italiane, per le quali vede un periodo di «bassa redditività» lungo diversi anni. Come «stabilizzazione» non c’è male...

Cosa comporta un downgrading delle principali banche del mondo? Né più né meno che la riapertura ufficiale della crisi finanziaria, che era stata fin qui tamponata – negli Usa come in Europa – grazie a valanghe di denaro pubblico riversa- te nelle banche private (il «socialismo per ricchi», le aveva definite Joseph Stiglitz), in forma diretta o indiretta (tramite le banche centrali). Com’è noto – anche se rapidamente messo nel dimenticatoio – questa azione ha dissestato i conti pubblici di quasi tutti gli stati, innescando quel «consolidamento di bilancio» che – per esempio Tremonti prima, Monti ora – ci stanno facendo pagare a caro prezzo.

Basterebbe questo a preoccuparci, ma è solo la prima parte del problema. Un «taglio» di quella portata sconvolgerebbe in un attimo il mercato dei «derivati» – prodotti finanziari che solo in linea teorica hanno una «garanzia sottostante» (famosa quella dei mutui subprime) – che so- no in realtà un vero e proprio sistema monetario «ombra» creato e controllato da quelle stesse banche d’affari americane (Goldman Sachs

in testa) oggi sotto esame. Le ultime stime sulle dimensioni di questo mercato parlano di oltre 600mila miliardi di dollari, circa 10 volte il Pil mondiale del 2010 (60.600 miliardi). Al suo interno vigono regole «automatiche» di fuga verso istituzioni più sicure – come avviene anche per i fondi comuni di investimento – che si traducono in abbandono improvviso di certe posizioni. Ricordate il caso della banca Lehmann Brothers, nel 2008? Scomparve praticamente dal giorno alla mattina, aprendo la porta alla più grave recessione del dopoguerra.

Bene. Come reagiscono gli «investitori» d’oltreoceano a questa situazione? Guardano l’Europa, natural- mente. E sperano che esploda prima)e invece) degli Stati uniti. MagazineMoney, per esempio, consiglia «stare alla larga dai Piigs» e «concentratevi invece sulle economie sane del Nord Europa». Perché «la crisi finanziaria europea è ben lontana dal- l’essere conclusa» (chi glielo dice ora a Monti?), e «la riduzione dei debiti sovrani potrebbe richiedere anni». Ai mercati, si sa, non piace aspettare...

I più esperti tra voi si staranno dicendo: «ma così la crisi è tornata al punto di partenza». Esatto. Ma nel frattempo sono state bruciate le «riserve» di grasso (l’equilibrio di bilancio degli stati che avevano un sistema di welfare); ora non c’è quasi più nulla, tranne forse in Germania, Francia, Olanda...

Tornano perciò come un incubo le frasi rassicuranti. Hank Paulson, ministro del Tesoro con Bush jr., accolse i primi segnali dai subprime con un «i problemi sembrano essere contenuti». Ben Bernanke, presidente della Fed, un attimo prima del botto dell’agosto 2007, disse «non vediamo pesanti conseguenze per le banche». Due mesi dopo le banche non si prestavano più soldi fra loro, figuriamoci alla clientela normale. Ma qualcosa, da allora, in effetti è cambiato. Al posto dei sub- prime ora ci sono i «debiti sovrani». La nostra vita, insomma.


mercoledì 21 marzo 2012

PERCHE' L'ART. 18 DEVE RIMANERE UN TABU'


Da quello che leggo in giro per il web e quello che sento in tv, anche da quelli che si professano di sinistra (che di per se' non vuol dire nulla, come dice Don Pizzarro), sembra che non venga capito il problema che sorgerà dal fatto di poter essere facilmente licenziati. Non è il licenziamento in se', ma il costante ricatto a cui tutti i lavoratori, nessuno escluso, verrà sottoposto. In questa fase i più facili a stare sotto ricatto sono i precari, costretti a tutto pur di continuare a percepire un reddito.
Domani, se la riforma passerà, saranno anche i tanti con una famiglia sulle spalle a cui il reddito non potrà mancare, pena il mancato sostegno della famiglia. A questo punto tutti si piegheranno a fare turni infami, ad essere sempre a disposizione del padrone e limitare ancora di più (come se ce ne fosse il bisogno) la vita sociale, in modo da disturbare sempre meno il manovratore. Il Capitale sta vincendo la guerra contro i lavoratori e gli oppositori sono sempre meno.

Buona fortuna.

P.S. Rileggere il Capitale di Marx, almeno nella parte in cui si descrive lo stato dei lavoratori a metà del 1800, farebbe davvero bene a tutti quelli che sono tutt'oggi lavoratori salariati.

martedì 28 febbraio 2012

IDIOTI IN RADIO


Ieri sera, come tutte le sere in cui prima di cena io e la mia compagna andiamo a fare la spesa e prendiamo la macchina, la costringo e mi costringo (mi piace farmi del male) ad ascoltare "La zanzara" su Radio 24 condotto da Giuseppe Cruciani, noto cerchiobottista (dice lui, ma in realtà un borghesuccio reazionario, poco preparato e poco intelligente).
In passato, complice l'insistenza (benevola) di Paolo Papillo, mi è capitato di chiamare in diretta per rispondere alle enormi nefandezze dette dal conduttore. In quelle occasioni, con pochi scambi di battute, mi sono reso realmente conto della pochezza dell'omino, che ultimamente colleziona sempre più ospitate nelle rete mediaset (chissà come mai).
Ieri sera, per il semplice motivo di metterlo di fronte alla sua faziosità, avrei voluto poter chiamare, non l'ho fatto perché è sempre occupato e comunque perché non avevo modo e tempo, ripromettendomi di scrivere qualcosa e poi farglielo recapitare tramite FB.
Ieri sera appena accesa la radio riconosco la voce di Parenzo (giornalista più sveglio e più preparato di Cruciani, anche se spesso anche la sua pochezza è disarmante), ovviamente quella di Cruciani e come ospite quella dell'ignorantissimo e poco arguto Castelli della Lega. Capisco subito che i due (Cruciani e Castelli) stanno "attaccando" (è il gioco delle parti, lo so) Parenzo su Maurizio Azzolini che è diventato capo di gabinetto del vice sindaco di Pisapia e, visti i suoi trascorsi (in una foto degli anni settanta si vede (?) Azzolini incappucciato che spara verso le forze dell'ordine), per opportunità politica e non si sa quale etica, secondo loro non doveva prendere quel posto. Parenzo provava a spiegare le sue ragioni osservando, a mio parere giustamente: "è una vittoria dello Stato", mentre gli altri due per ignoranza e ferocia ideologica anticomunista (per quel che vuol dire ancora) strillavano come oche che per opportunità non doveva, non si doveva permettere.

Tralasciando il fatto che uno accusato anche delle cose più immonde una volta (se colpevole) che ha confessato (e appurato) il reato e scontata la pena, riacquistati tutti i diritti civili può fare tutto quello che è consentito dalla legge in un paese di Diritto, il valore simbolico di quanto successo ad Azzolini per i due mentecatti avrebbe dovuto essere enorme, ma purtroppo non è facile capire, quando si è accecati dalla faziosità. I due ignoranti avrebbero dovuto comprendere che la "conversione" di Azzolini, da estremista sovversivo che sparava per strada alla polizia, a capo di gabinetto di una giunta comunale borghese, è la più grande vittoria che quello Stato da lui attaccato possa riportare, come giustamente cercava di far notare ai due idioti Parenzo. Se uno Stato, che nei suoi meccanismi burocratici è rimasto praticamente uguale a se stesso dagli anni '70 ad oggi, riesce a fagocitare e mettere nei suoi ingranaggi uno che addirittura sparava per strada per sovvertire l'ordine costituito, può gioire alla vittoria totale.
Certo, andrebbe discusso su quanto Azzolini da giovane era mosso da reali convinzioni o dalla "moda" di quegli anni di essere contro e tutto il resto, ma il punto su cui volevo mettere l'evidenza è quello esposto sopra, la propaganda ideologica borghese dei due che anche quando dovrebbero esaltare una cosa a loro comoda non ci riescono.

martedì 21 febbraio 2012

BRUTTE NUOVE




Il Presidente Napolitano deve smentire il fatto che sia presidente delle banche, già il fatto che lo smentisce vuol dire che lo è. Non è mai stato comunista ma tutti sanno che lo era, fu il primo a passare la "cortina di ferro" nel 78, non c'è altro da aggiungere.

A leggere i resoconto dell'incontro tra parti sociali e ministro Fornero non si sa se ridere o piangere, inadeguatezza assoluta, mancanza di idee e prospettive, unica cosa, fare il culo ai lavoratori dipendenti che tanto non hanno più scudi politici (il PD sta con Marchionne non va mai dimenticato), tanto meno sindacali (a parte la FIOM, per questo demonizzata da tutti, parti della CGIL compresa).
I professori, visto l'ordinamento scolastico italiano, sono abituati a fare di testa loro e (spesso) di non preoccuparsi di discutere con gli alunni se il loro punto di vista è giusto o sbagliato, partono dall'assunto che loro sono i professori e quindi hanno sempre ragione sugli alunni. Non funziona così nella vita reale, fuori dalla scuola, dove le persone hanno degli interessi che vanno ben al di la di un 6, si giocano la vita e quella dei loro famigliari. Se è vero quello che riporta il fatto quotidiano (in modo diverso lo riporta anche l'Unità), ovvero che la Fornero, a una domanda del rappresentante delle banche (ABI) ha risposto: "lei vuol sapere in anticipo il voto che prenderà alla fine", c'è poco da spiegare, questi si sentono i professori e tutti gli altri gli scolaretti, questa cosa va cambiata al più presto prima che qualcuno si faccia del male.

Infine fa sorridere che i prodiani si scandalizzino delle dichiarazione di Veltroni date a Repubblica in cui l'ex segretario del P.D. afferma: "Con D'Alema si discuteva di cose serie, se far vivere o morire il governo Prodi", manca "e poi dare la colpa agli altri".