lunedì 13 ottobre 2008

CAPITALISMO? NO GRAZIE





Il disastro economico che sta avendo luogo in questi giorni è un'ottima occasione per analizzare come il sistema capitalistico sfrenato riveli se stesso.

La passione per le campagne elettorali può non essere condivisa da tutti, ma quasi ognuno sente apprensione per il rischio di perdere, o di non avere mai, la casa, il lavoro, la sicurezza e la salute.

Le radici di questo sconquasso economico-finanziario sono ben profonde e rappresentano il trionfo della politica finanziaria liberista degli ultimi 30 anni attraverso la sua forzatura delle regolamentazioni governative, o della totale assenza di intervento dello stato per la salvaguardia di ceti più deboli, che ha portato all’ulteriore arricchimento dei ceti alti, a scapito di una sempre maggiore crescita di povertà.

Ad avvalorare questa tesi, basti sapere che le ricerche dello studioso Larry Bartels hanno dimostrato come, negli ultimi 60 anni, le famiglie rappresentanti la classe medio-alta siano raddoppiate e quelle rappresentanti il ceto medio-basso siano sestuplicate, indipendentemente da quale fosse il governo in carica: il sistema democratico monopartitico (PDL o PD-L) dà sempre lo stesso risultato.

Ma non solo. Si pensi che gli economisti internazionali Winfried Ruigrok e Rob van Tulder 15 anni fa scrissero che almeno 20 multinazionali delle solite 100 citate da “Fortune” tutti gli anni non avrebbero potuto sopravvivere senza l’aiuto dei rispettivi governi, cioè “socializzando i debiti”, quello che è successo effettivamente anche in Italia (caso Alitalia su tutto). Concludendo il loro studio: “questa non è l’eccezione ma la regola da più di due secoli”.

In una società democratica funzionante la Politica dovrebbe cercare di risolvere il problema alla radice e permettere ai cittadini “quelli che pagano i debiti delle società” di essere informati e di controllare quello che succede. Ovviamente questo non accade mai, in nessun paese del mondo, figuriamoci in Italia dove i mezzi di informazioni sono in mano per il 95% alla stessa persona, un nano piscotico capo addirittura del governo.

L’esternalizzazione dei debiti da parte delle società private è una prassi ben consolidata che va avanti da anni senza che mai nessuno (governo o gli stessi capitalisti) abbiano mai pensato alle conseguenze e hai rischi che nel medio-lungo periodo avrebbe portato lo “scaricare i debiti” sulle persone estranee al mondo capitalista che paga le tasse e quindi i debiti fatti dai “signori” col colletto bianco.
L’inincontrollato movimento dei capitali in tutto il mondo è un incredibile arma contro la democrazia, forma quello che alcuni chiamano “parlamento virtuale”, ovvero “forze” economico-finanziarie talmente forti non solo da influenzare le decisioni politiche (questo è sempre avvenuto) ma di controllarle in prima persona (bush e berlusconi esempi lampanti).
Il più votato dagli italiani in questi giorni ha parlato di: “una nuova Bretton Wood”, ma quanti sanno cosa è o meglio cosa è successo a Bretton Wood?
Dopo la grande depressione e la seconda guerra mondiale i movimenti dei lavoratori e i governi antifascisti proliferavano in tutto il mondo o comunque avevano una notevole “forza popolare”. Le pressioni esercitate da queste organizzazioni furono necessarie per delle politiche sociali di cui noi ora beneficiamo. Il Bretton Wood System fu creato in questo contesto storico per permettere ai governi di fare il loro comodo e di dare al “popolo” una parvenza di democrazia. Dopo il crollo del Bretton Wood System negli anni ’70, i vari ministeri del tesoro (quello U.S.A. per primo) ora (ri)guardano alla libera mobilità dei capitali come un “diritto fondamentale” al pari dei diritti dell’uomo, anzi interessano loro molto di più visto come la salute, la scuola pubblica, decenti impieghi con decenti retribuzioni, sicurezza e altri diritti i governi (tutti) li stiano progressivamente dismettendo (gli ultimi tagli di governo sono un ottimo esempio).
Il Bretton Wood System fu istituito da 730 delegati provenienti da 44 nazioni allineate nel 1944, crollò nel 1971 e in pratica era l’insieme delle regole e delle istituzioni che avrebbero regolamentato il sistema monetario internazionale (tra cui il fondo monetario internazionale del 1945; va ricordato, secondo me, che il FMI riteneva l’argentina di Menem “solidissima”. L’economia di quel paese crollò dopo qualche anno). La causa principale del collasso del sistema di Bretton Wood fu la sospensione della convertibilità dei dollari in oro. Il dollaro diventò la “riserva contante” di tutti i paesi che parteciparono, ed eccone i risultati.

3 commenti:

  1. Ciao prova a contattarmi su questa mail. Ciao

    enri.ca32@libero.it

    Ciao F.F.

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  2. Ciao prova a contattarmi su questa mail. Ciao

    enri.ca32@libero.it

    Ciao F.F.

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