venerdì 31 ottobre 2008

LA NOTIZIA DEL GIORNO

Qual'è la notizia del giorno? botte destra-sinistra?
la crisi? omicidi, stupri, scippi, rapine?
no Alitalia fallisce stasera se non firmano i sindacati (i confederati hanno firmato proprio mentre scrivo). Ma non era finita un mese fa? ma quanto ancoro dovremo pagare alitalia? quanti altri garanzie avranno per comprare alitalia colaninno and Brothers?
La gente è distratta...
Cos'è di destra cos'è di sinstra???

lunedì 27 ottobre 2008

L'ASSE DEL BENE


Dove la sinistra RESISTE

Il 24 ottobre il circolo A.R.C.I. “Sette Fratelli Cervi” di Nepi, insieme all’ A.N.P.I. provinciale, ha proiettato nella splendida sala Nobile del Comune, “L’asse del bene”, un documentario di Fulvio Grimaldi.
La serata è iniziata con un buffet offerto dall’ A.R.C.I. nepesino per tutti gli avventori e proseguito con un’ ampia presentazione del filmato, prima da parte del segretario provinciale dell’A.N.P.I. (che non ha lesinato critiche e disappunto per la totale assenza dei dirigenti del circolo locale “Emilio Sugoni” e notando con piacere che nonostante questo i partecipanti non fossero pochi) che ha poi passato la parola al giornalista (ex di liberazione e numerose altre testate, nonchè “attore”, nella parte di se stesso, nello splendido film di Elio Petri con Gian Maria Volontè, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”).
Dall’alto della sua decennale esperienza “sul campo”, l’autore ha illustrato ai presenti l’attuale vera situazione dei paesi latino-americani: Cuba, Ecuador, Bolivia e Venezuela su tutti, ed è entrato nello specifico spiegando come Paesi e popolazioni “dall’occidente” li ritengano retrogradi e sottosviluppati.
“NON è affatto così”, ripete più volte Grimaldi durante il suo discorso; e nel documentario lo mostra, con immagini, suoni e atmosfere che difficilmente siamo abituati a vedere.
Molti Paesi nel mondo hanno scelto, o meglio stanno solamente provando a farlo, un modo di vivere diverso dal nostro e non è scritto da nessuna parte che sia il nostro, quello giusto: “non si allineano agli USA come noialtri, è questa la verità” secondo Grimaldi e questo vale per i paesi di cui parla il suo documentario, come per il troppo bistrattato Iraq, per Haiti, come per Timor Est e per centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Credono che un’altra società, diversa dalla nostra, quindi più equa e giusta, sia possibile. Sperarlo e lottare per ottenerla non basta mai e, da questi popoli, gli italiani stretti in una “democrazia apparente” fra Berlusconi e Veltroni hanno solo da imparare.

venerdì 17 ottobre 2008

COSA FARE?

uff signor colitta è sempre così serio...

"Mia moglie è una persona veramente immatura.
L'altro giorno, per esempio,
mentre mi facevo il bagno è entrata e,
senza motivo, mi ha affondato tutte le ochette!"
(woody allen)

un partito dei lavoratori, fatto dai lavoratori per i lavoratori?
è questa la sua proposta Colitta?
ho inteso bene quello che ha voluto scrivere?
ha incastrato i post del sig. Marcello A. (Nettuno 12.10.08 19:59) e di mario (Firenze 13.10.08 19:03) per questo? con il primo voleva spronarci ad esser seri. se non ci mettiamo d'accordo nemmeno tra di noi... (Grillo?)
e il secondo, era una proposta sul modo di "metterci" d'accordo?
lei crede davvero che a questo paese serva un altro partito dei lavoratori? con la faccia di grillo?
voleva dire "lavorare" ad un progetto per le prossime "politiche", fra 5 anni?
e per far cosa? per tentare di rimettere insieme i cocci che "questi" lasceranno?
se poi saremo in grado di farglieli lasciare, i cocci...
forse potrebbe funzionare ma di certo non è una cosa che può partire da me. forse, ANCHE, da me, ma ripeto non credo di essere capace, potrei aderirvi ma non di certo fondarlo.


la rivoluzione armata?
certo non voglio farla, ho una paura FOTTUTA delle armi, ma ogni cambiamento dello status sociale delle classi più povere è avvenuta grazie alla lotta. nessun cambiamento c'è mai stato "donato" dall'alto.
e nella lotta la politica non sempre basta...

lunedì 13 ottobre 2008

CAPITALISMO? NO GRAZIE





Il disastro economico che sta avendo luogo in questi giorni è un'ottima occasione per analizzare come il sistema capitalistico sfrenato riveli se stesso.

La passione per le campagne elettorali può non essere condivisa da tutti, ma quasi ognuno sente apprensione per il rischio di perdere, o di non avere mai, la casa, il lavoro, la sicurezza e la salute.

Le radici di questo sconquasso economico-finanziario sono ben profonde e rappresentano il trionfo della politica finanziaria liberista degli ultimi 30 anni attraverso la sua forzatura delle regolamentazioni governative, o della totale assenza di intervento dello stato per la salvaguardia di ceti più deboli, che ha portato all’ulteriore arricchimento dei ceti alti, a scapito di una sempre maggiore crescita di povertà.

Ad avvalorare questa tesi, basti sapere che le ricerche dello studioso Larry Bartels hanno dimostrato come, negli ultimi 60 anni, le famiglie rappresentanti la classe medio-alta siano raddoppiate e quelle rappresentanti il ceto medio-basso siano sestuplicate, indipendentemente da quale fosse il governo in carica: il sistema democratico monopartitico (PDL o PD-L) dà sempre lo stesso risultato.

Ma non solo. Si pensi che gli economisti internazionali Winfried Ruigrok e Rob van Tulder 15 anni fa scrissero che almeno 20 multinazionali delle solite 100 citate da “Fortune” tutti gli anni non avrebbero potuto sopravvivere senza l’aiuto dei rispettivi governi, cioè “socializzando i debiti”, quello che è successo effettivamente anche in Italia (caso Alitalia su tutto). Concludendo il loro studio: “questa non è l’eccezione ma la regola da più di due secoli”.

In una società democratica funzionante la Politica dovrebbe cercare di risolvere il problema alla radice e permettere ai cittadini “quelli che pagano i debiti delle società” di essere informati e di controllare quello che succede. Ovviamente questo non accade mai, in nessun paese del mondo, figuriamoci in Italia dove i mezzi di informazioni sono in mano per il 95% alla stessa persona, un nano piscotico capo addirittura del governo.

L’esternalizzazione dei debiti da parte delle società private è una prassi ben consolidata che va avanti da anni senza che mai nessuno (governo o gli stessi capitalisti) abbiano mai pensato alle conseguenze e hai rischi che nel medio-lungo periodo avrebbe portato lo “scaricare i debiti” sulle persone estranee al mondo capitalista che paga le tasse e quindi i debiti fatti dai “signori” col colletto bianco.
L’inincontrollato movimento dei capitali in tutto il mondo è un incredibile arma contro la democrazia, forma quello che alcuni chiamano “parlamento virtuale”, ovvero “forze” economico-finanziarie talmente forti non solo da influenzare le decisioni politiche (questo è sempre avvenuto) ma di controllarle in prima persona (bush e berlusconi esempi lampanti).
Il più votato dagli italiani in questi giorni ha parlato di: “una nuova Bretton Wood”, ma quanti sanno cosa è o meglio cosa è successo a Bretton Wood?
Dopo la grande depressione e la seconda guerra mondiale i movimenti dei lavoratori e i governi antifascisti proliferavano in tutto il mondo o comunque avevano una notevole “forza popolare”. Le pressioni esercitate da queste organizzazioni furono necessarie per delle politiche sociali di cui noi ora beneficiamo. Il Bretton Wood System fu creato in questo contesto storico per permettere ai governi di fare il loro comodo e di dare al “popolo” una parvenza di democrazia. Dopo il crollo del Bretton Wood System negli anni ’70, i vari ministeri del tesoro (quello U.S.A. per primo) ora (ri)guardano alla libera mobilità dei capitali come un “diritto fondamentale” al pari dei diritti dell’uomo, anzi interessano loro molto di più visto come la salute, la scuola pubblica, decenti impieghi con decenti retribuzioni, sicurezza e altri diritti i governi (tutti) li stiano progressivamente dismettendo (gli ultimi tagli di governo sono un ottimo esempio).
Il Bretton Wood System fu istituito da 730 delegati provenienti da 44 nazioni allineate nel 1944, crollò nel 1971 e in pratica era l’insieme delle regole e delle istituzioni che avrebbero regolamentato il sistema monetario internazionale (tra cui il fondo monetario internazionale del 1945; va ricordato, secondo me, che il FMI riteneva l’argentina di Menem “solidissima”. L’economia di quel paese crollò dopo qualche anno). La causa principale del collasso del sistema di Bretton Wood fu la sospensione della convertibilità dei dollari in oro. Il dollaro diventò la “riserva contante” di tutti i paesi che parteciparono, ed eccone i risultati.